Bolognese, classe ’72, Nicola Nannini ha costruito il suo percorso intorno a una pittura figurativa luminosa, calibrata, contraddistinta da un’eleganza di segno rara. I suoi paesaggi incantano per la nitidezza del segno e per le prospettive potentemente coinvolgenti. Con i Type degli anni 2000 l’artista svolta verso una
pittura di analisi. Il ritratto – a figura intera e spesso a dimensioni reali – diventa pretesto per un’indagine sull’uomo, mentre il gesto pittorico va facendosi sempre più evidente e alla finitezza si alternano intriganti momenti di non finito e di pittura gestuale.
I volti segnano un’ulteriore tappa della ricerca dell’artista intorno al senso e ai valori profondi della pittura. Più grandi del reale, dipinti di getto a olio su carta con pennelli di grandi dimensioni, danno vita a una galleria di ritratti che è al tempo stesso racconto di individualità e pretesto per una dichiarazione d’amore al gesto pittorico come bisogno e istinto. Accanto ai volti, una grande tela di dieci metri di lunghezza ritrae dieci figure di profilo in fila davanti a un autobus; vicine per ispirazione ai Type, sono queste, tuttavia, figure dipinte in gesti veloci, immediati e danno vita a un affresco contemporaneo disseminato di appunti a matita e a penna e di piccoli squisiti dettagli che vanno dalla metafora alla citazione colta. Domina la mostra la grande scultura in legno dipinto del Golem, progetto nato qualche anno fa dal desiderio dell’artista di cimentarsi sulle tre dimensioni. Un ulteriore momento di analisi del complicato rapporto che lega l’uomo alla propria spiritualità e al proprio imprescindibile bisogno di creare.