Mattia Anderlini torna presso la Galleria Annovi di Sassuolo dopo un percorso di esposizioni collettive, per presentare la sua prima mostra personale. Ingegnere civile di formazione, Anderlini approccia le tele con precisone geometrica e le tende con una ritualità meticolosa, ma è nella forza della materia, nelle spatolate decise e nelle pennellate vigorose, che esplode il suo linguaggio. Avvicinatosi alla pittura come autodidatta, inizia sperimentando con i colori acrilici prima di approdare all’uso dell’olio e alla sua tecnica fortemente materica, che gli permette di realizzare ritratti femminili carichi di potenza e intimità. AURA è un viaggio nell’essenza femminile, dove ogni ritratto emerge dalla tela come presenza viva e carica di magnetismo.
Lo spazio della Galleria Annovi accoglie il percorso artistico negli anni: dalle opere del 2009 ai lavori più recenti, Anderlini muta, come le sue figure. Lo vediamo dai primi ritratti, definiti ma distanti, fino alle ultime tele, dove la figura si dissolve in uno stato di potenzialità, come sospesa tra luce e ombra. Nei primi lavori, le figure non hanno una precisa direzione dello sguardo né un’intenzione esplicita di incontrare l’osservatore; nei lavori più recenti, invece, Anderlini porta la figura umana verso una semplificazione e un’astrazione maggiore, mentre l’intenzionalità dello sguardo sembra divenire più istintiva e primordiale, come se le figure uscissero dallo sfondo per affacciarsi in superficie.
Lo sfondo oscuro trattiene e restituisce dettagli in una danza di ombre e di contorni sfumati, creando una vitalità pulsante e mai del tutto afferrabile. Con i colori scuri lottano quelli dai toni più caldi (prediletti da Anderlini), dal rosso vibrante che richiama il sangue e l’erotismo, ai colori della terra fino alle varie sfumature della pelle al sole. Capelli, occhi e sagome si confondono nello sfondo creando un effetto in cui i soggetti sembrano esitare ad emergere del tutto, lasciando trasparire l’impulso primario dell’artista ancorato nel colore dello sfondo stesso. Così le figure appaiono enigmatiche, in lotta con il desiderio di rivelarsi, rimanendo in uno stato di velata bellezza.
In questa tensione misteriosa le opere non hanno nomi o titoli: l’artista non vuole orientare le percezioni, ma lasciare spazio alla soggettività in ogni opera, che è presenza ed emozione, che è pura aura.
Questi ritratti emanano una vitalità intensa, un’energia che non si manifesta in modo univoco, ma che si svela a ciascuno come un’aura che sfida lo sguardo. AURA invita il pubblico a scoprire la forza dell’incontro con una bellezza sfuggente, nascosta e poi esplosiva.