Il “labirinto” visivo che con la mostra di marzo Sergio Annovi propone nel suo storico spazio di Sassuolo permette di rivolgere la propria attenzione alla storia dell’arte del Novecento fino ai tempi odierni, tra “mostri sacri” e nuove promesse. Ne esce, così, un universo di perle brillanti nel cielo della pittura, appunto un labirinto dove perdersi e ritrovarsi. In questo ampio giro d’orizzonte il visitatore può metaforicamente andare avanti e indietro nel tempo dell’arte, riflettendo su soggetti, tecniche, idee, figurazioni le più disparate. Uscendo dal percorso espositivo differente. Vale allora la pena “perdersi” in questo labirinto di forme e colori nel quale il siracusano Fulvio Di Piazza ormai da anni si dedica attraverso la sua figurazione quasi barocca che vede una natura antropomorfamentre il palermitano Andrea Di Marco(1970-2012) focalizza l’attenzione su scorci dicittà e ambientazioni urbane e il milanese Federico Vescovo gioca sul crinale tra astrazione e figurazione, inserendo nel quadro composizione quasi “precarie”. I lavori di Mattia Anderlini, Oscar Baccilieri, Ersilia Sarecchia, già presenti nella recente rassegna sassolese “Genius Loci”, offrono uno sguardo materico evidenziato in varie forme mentre davanti al reale Mauro Pifferi si pone attraverso un gesto informale. Il formiginese Massimo Pedrazzi, attraverso le sue velature di colore, indaga la figura umana; anche Damian Giacov, di Belgrado, scomparso nel ’22, “gioca” con la figurazione creando sulla tela accattivanti apostoli e cherubini. Corrado Zeni, genovese, propende invece per una ricerca incentrata su sfumature ed emozioni che intessono le nostre relazioni quotidiane; Massimo Messori (Memme) utilizza olio,acrilico, sabbie e garze di juta per opere che intercettano il reale mentre Daniela Montanari di Forlì si offre al quotidiano attraverso una pittura intrisa di sogno e fantasia. Se Alberto Castellidisciplinatamente attiene alla memoria attraverso la sua pittura, la piacentina Sonia Agosti vede nella sintassi del gesto artistico la soluzione per giungere all’essere mentre il bolognese Luigi Mastrangelo chiama in causa l’autoritratto – spesso edonista nelle forme e surreale nella colorazione – per la sua riflessione estetica simbolista. Mimmo Iacopino tramuta il quotidiano con sperimentazioni tecniche e originalità creativa, tanto quanto il piemontese Giulio Zanetpropone ironiche geometrie astratte e la modenese Elena Ascari riflette sull’invisibile in particolare attraverso i mezzi tecnologici. Il napoletano Antonio Raucci si occupa di dar forma al quotidiano attraverso strutture formali legate alla pratica dell’assemblaggio e Antonio Delle Rose offre con la sua pittura figure e spazialità immerse nel silenzio dell’anima. Dicevamo dei mostri sacri convocati da Annovi, tra cui Luciano De Vita (Ancona, 1929-92), già allievo di Giorgio Morandi, noto per la grandiosa opera incisoria. I lavori del reggiano Sergio Terzi (Nerone, 1939-2021) sono intrisi naturalmente sia di Ligabue sia del mondo fantastico intorno al Grande Fiume Po mentre Corrado Bonomi si lascia ammirare per il carattere ludico e citazionista della sua pittura. Fino, in conclusione alla presenza di due delle principali figure artisti che ‘900: Pompeo Borra (Milano, 1898-1973), tra i fondatori del movimento Novecento, dalla eloquente figurazione “monumentale” e Piero D’Orazio (Roma, 1927-2005), astrattista rivoluzionario, autore di opere geometriche e colorate che definiscono la sua cifra stilistica.
Di Stefano Luppi